OnePlus, azienda che produrrà smartphone con CyanogenMod (il sistema Android based più famoso del mondo), è uscita allo scoperto creando interesse verso il proprio prodotto, o meglio, criticando il prodotto degli altri. Caratteristiche tecniche e varie features sono già state citate in un nostro precedente articolo.
Da poche ore, sulla pagina Facebook di OnePlus, sono apparse alcune immagini molto interessanti (e altrettanto provocatorie) condite dall’hashtag #NeverSettle, ovvero #MaiAccontentarsi. Le immagini ci mostrano come i terminali Samsung siano brutti (con il cerotto a simulare la cover posteriore “discutibile” del Galaxy S5), i terminali Apple non siano così innovativi e belli (la mela di plastica e quella vera rappresentano rispettivamente iPhone 5C e 5S), Motorola è sparita (nella foto è presentato il “conto” a Google, con la scritta “Goodbye Moto” in contrapposizione allo storico slogan “Hello Moto”), i terminali Windows Phone non hanno applicazioni, i sistemi BlackBerry sono orrendi e HTC non si è dedicata economicamente al rinnovamento di One (“simboleggiato” dai pochi spiccioli). Vi lasciamo le immagini per commentare (o, semplicemente, per sorridere un po’)
Non solo pubblicità su Facebook, OnePlus rincara la dose grazie ad un’intervista rilasciata dal suo CEO Pete Lau, dove afferma che i suoi terminali sono:
- più innovativi e più “rootabili” di OPPO (altra azienda che produce smartphone CyanogenMod based)
- top di gamma al giusto prezzo (400$)
- concorrenziali dal punto di vista del design (paragonabile ad iPhone) con specifiche migliori
- adatti per gli “smanettoni” che vogliono provare varie situazioni Android based (o altre situazioni)
- adatti per le “persone comuni” che vogliono avere già da subito un’ottima esperienza con una perfetta assimilazione fra software e hardware
Inoltre non si pone il problema del mercato internazionale, in quanto attuerà una rete capillare di distribuzione per non lasciare “a secco” nessun utente.
Aspettiamo quindi nuove informazioni relative al prodotto (o eventuali risposte dai “chiamati in causa”)
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