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Ragazzo ucciso a London per ritrovare lo smartphone smarrito

La tecnologia spesso dovrebbe essere “utile”, dovrebbe essere uno strumento che “aiuta” e che ci permetta di “migliorarci” ma quando questa porta invece a conseguenze drammatiche, ecco che ci lascia un po’ spiazzati. Trovare una logica in determinate circostanze è pressoché inutile ed irrilevante però porci delle domande a volte può servire, anche se di fronte alla “crudezza” di certi accadimenti può non fugare ogni dubbio.

Purtroppo questa è la triste storia di un brutto fatto di cronaca nera accaduto a London (Ontario). Un 18 enne, Jeremy Cook,  che aveva dimenticato il proprio smartphone in un taxi, è ricorso ad una di quelle app che ci aiutano a ritrovarlo.

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Il ragazzo avendo individuato la posizione del telefono smarrito e recatosi, imprudentemente, all’indirizzo che indicava l’applicazione, si è trovato davanti a tre discutibili soggetti che dapprima hanno cercato di farlo desistere travolgendolo con lo sportello della macchina, in cui si trovavano, e poi hanno deciso di ucciderlo con “freddezza” con tre colpi di arma da fuoco.

La polizia per il momento ha aperto le indagini e sta vagliando tutti i possibili moventi che hanno portato al decesso del ragazzo ma da una prima analisi sembrerebbe che non ci fosse nessuna correlazione tra gli assassini e il ragazzo ucciso.

Queste le dichiarazioni rilasciate dalla polizia di London al quotidiano The Canadian Press:

 

“ E’ certamente estremo” – “ L’applicazione di per se è un ottimo strumento per ritrovare l’oggetto smarrito” – “Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe potuto accadere. Ma se immaginiamo, come in questi casi, che ci possa essere violenza da parte di qualcuno, invitiamo a contattare preventivamente la polizia prima di intraprendere qualsiasi azione” 

 

Ora sicuramente parlare di sicurezza è quantomeno riduttivo soprattutto in queste situazioni dove il ragazzo ha agito noncurante delle conseguenze ma un attimo fermarci e riflettere sulla morbosità che riponiamo sui nostri “aggeggi tecnologici all’ultimo grido”, può far sfociare, e non giustificare, episodi di questa gravità.

Il problema forse va analizzato più a monte quando su un oggetto grava tutta la nostra vita. Dai nostri momenti più belli immortalati in una fotografia al numero di telefono di una persona a cui teniamo o basta vedere come ci stiano a cuore i nostri amati “social network”. Ma la cosa più triste è come ci sentiamo persi e vuoti se non abbiamo accanto il nostro “amato” smartphone.

Ora a voi la parola cari lettori anche se in questi casi il silenzio è il miglior modo di commentare e riflettere.

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