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Apple Music vs Spotify: riuscirà Apple a farci dimenticare Spotify?

Apple Music vs Spotify: il confronto definitivo del servizio made in Cupertino con il leader nel settore dello streaming audio. Riuscirà Apple a farci dimenticare Spotify?

 

Da una settima circa è sbarcata, sui nostri dispositivi Apple, l’ultima novità: Apple Music. Non è molto frequente che l’azienda riscuota tanto clamore con l’uscita di un servizio già annunciato, già mostrato al grande pubblico e che tutto sommato va a colmare una lacuna aperta da grandi player del settore come Spotify, Deezer, ma anche Tim Music, tanto per citare una soluzione italiana di successo. 

Ve lo dirò subito per evitare fraintendimenti, dopo una settimana con Apple Music, ne sono molto soddisfatto e penso che Tim Cook e soci abbiano davvero fatto centro. Nonostante alcune imperfezioni che mi lasciano un po’ perplesso, non si può non ammettere che l’offerta è sicuramente una spanna sopra la concorrenza. In più, e non è un particolare da poco, c’è di nuovo una buona componente potenzialmente rivoluzionaria, che è Beats 1 (per la cronaca, ve lo dico, è ascoltabile anche senza abbonamento). 

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Beats 1: la vera rivoluzione che manca a Spotify & soci

Il sottoscritto, in un passato nemmeno troppo remoto, ha operato all’interno di una piccola emittente radiofonica e può dire con una buona dose di certezza che, se l’esperimento dell’emittente in streaming mondiale di Apple avrà successo, allora la mutazione delle radio in chiave streaming sarà veramente alle porte.

E questo cambia tutto, perché fino ad oggi i sostenitori dell’FM hanno sempre denigrando lo streaming, per via dell’abbondante consumo di risorse rispetto al broadcast. Beats 1 è invece puro streaming a diffusione mondiale, il che significa che la portata è decisamente non paragonabile rispetto a qualsiasi altra radio classica. 

 

Worldwide. Always on

Apple, ovviamente, non ha inventato la web radio, però l’ha fatta diventare qualcosa di più che una semplice playlist di brani.

Ha allestito tre studi, ci ha messo dentro importantissimi speaker come Dr. Dre e Elton John, con le loro belle trasmissioni e interviste, ma soprattutto ha tolto la pubblicità e la programmazione musicale schiava del mainstream e delle classifiche. Potete verificarlo da voi, la programmazione è assolutamente interessante, sia che vi piaccia il genere (ovviamente popolare) sia che no. Il tutto, ovviamente, sui nostri smartphone.

Pensate un po’ se domani anche le emittenti nostrane decidessero di spegnere i costosi e impegnativi impianti di trasmissione FM (magari lasciando spazio alle frequenze per il 5G) migrando sui nostri smartphone. In parte è già così, perché tutte le emittenti forniscono lo streaming. Ma se vivessero solo di questo, potrebbero moltiplicare la loro offerta, fornendo decine di radio differenti, divise magari per genere.

L’esperimento è, in effetti, già praticato da alcune emittenti. Se Beats One avrà successo, credo che presto la strada dello streaming non sarà più osteggiata dalle radio. Rimane solo uno scoglio: i nostri poveri piani dati!

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Lo streaming audio e le playlist

Ritorniamo alla nostra Apple Music. Esaurito l’argomento Beats 1, ovviamente rimangono tutte le altre radio organizzate per genere. E qui nulla di nuovo, siamo più o meno dalle parti di altri servizi analoghi, ma anche dalle parti famosa iTunes Radio, mai arrivata in Italia.

C’è poi la parte simil-Spotify, per capirci, dove possiamo cercare un brano o un’artista e ascoltarlo. Tutto il resto, come il poter creare playlist, rimane invariato rispetto al passato.

La vera novità però rappresenta l’algoritmo di elaborazione dei nostri gusti musicali. Quando si attiva Apple Music infatti, ci viene chiesto in un modo graficamente accattivante, quali sono i generi e gli artisti che non ci piacciono, quelli che ci piacciono e quelli che invece ci piacciono molto. Sulla base di questa scelta, la sezione “Per te” comincia a popolarsi di playlist basate sui nostri gusti.

Ma sono playlist generate automaticamente? In parte si, ma in parte invece sono studiate da una redazione, un po’ come succede per Tidal, il servizio di audio in streaming “di qualità”. Questo è sicuramente un valore aggiunto non da poco, perché la qualità della scelta si vede eccome. 

Ricapitolando: l’algoritmo dice al sistema cosa ci piace e “il sistema” ci propone le playlist che la redazione ha preparato. Un esempio? A me ha proposto “Un allenamento di ferro”, una playlist per sostenermi nella corsa, come pure “Canzoni avvelenate per chi se le merita”, una sequenza di brani metal al vetriolo!

 

La seconda vera innovazione che manca alla concorrenza: il social network

Terminiamo con Connect, ovvero il social network di Apple Music. In passato, a Cupertino, ci avevano già provato con Ping, esperimento fallito tristemente; questa volta è di certo più interessante.

Cos’è? Una specie di Twitter dove possiamo “followare” i nostri artisti preferiti e quindi poter ricevere i loro aggiornamenti in uno stream di notizie simile a Facebook. Video, foto, ma anche brani o interi dischi come è successo nel caso di Trent Reznor che ha pubblicato due dischi inediti (riedizioni strumentali in realtà).

Molto interessante, ma ancora non siamo arrivati a una funzionalità che io chiedo da tempo: quella di essere avvisato quando esce un nuovo album di una band di cui sono fan. Ci vorrà tanto?

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Quindi Apple Music è perfetto? No.

Infine parliamo dell’interfaccia grafica e delle pecche (che comunque, com’è ovvio, ci sono). Music si integra all’interno della vecchia applicazione Musica di iOS. Che vogliate sottoscrivere o meno Apple Music, comunque ve la ritroverete all’interno dell’applicazione, che è stata completamente ridisegnata.

In primo luogo per integrare i cuoricini, con i quali esprimerete le preferenze che andranno ad aiutare l’algoritmo di cui sopra. In secondo luogo per far entrare tutto dentro un’interfaccia che cominciava ad essere un po’ troppo piena.

E com’è quest’interfaccia? Ottima direi, davvero stilosa e con tutte le cose al posto giusto; studiata ovviamente per gli schermi generosi dei nuovi iPhone (sul mio iPhone 5 si fa un po’ fatica a selezionare alcuni elementi). Il player è visibile in ogni pagina e si ha sempre il controllo di tutte le mille opzioni disponibili.

Nonostante ciò, non si capisce come mai, in Apple non sono ancora riusciti a migliorare la funzionalità di creazione delle Playlist. Eh già, se volete ascoltare un’anteprima di un brano che volete aggiungere ad una playlist, non potete: dovrete aggiungerli “alla cieca”! Ma è mai possibile una cosa del genere? Possibile che nessuno in Apple si sia reso conto della scomodità di questa funzionalità?

Non posso non segnalare anche la mancanza dell’indicatore di progresso del download del brano che vorrete conservare offline sul dispositivo. Sulla vecchia applicazione avevamo il cerchio che si completava man mano con la progressione del download, ora abbiamo soltanto un simbolino che ci dice se il brano è offline o no.

 

Si ma, quanto costa?

Infine il prezzo. Dicevo all’inizio, Apple Music è un servizio fatto decisamente bene, una spanna sopra la concorrenza. Quindi lo sottoscriverò al termine dei tre mesi gratuiti? No. “Ma come?”, vi starete chiedendo.

No, perché 9,90€ sono tanti. E’ vero, è lo stesso prezzo di Spotify & soci (che ora scommetto abbasseranno i prezzi) e Apple offre qualcosa di più, ma la stessa Apple, che con le case discografiche ha decisamente il coltello dalla parte del manico, poteva fare sicuramente qualcosa in più.

Non sto qui a dirvi che se avete un account famigliare potrete sfruttare un canone unico di 14,90€ per 6 persone, molto conveniente per una funzionalità che fino ad oggi ha implementato solo Apple. Comunque non posso non notare che Tim Music, che tra poco integrerà anche contenuti “redazionali” esattamente con Apple Music, costa la metà e non erode il monte dati per i clienti dell’operatore.

Vi sembra poco? Non lo è assolutamente! E’ vero che bisogna essere clienti TIM, ma il consumo di dati è veramente la spada di Damocle su questo tipo di servizi. Scordatevi di utilizzarli se il vostro basket è di un solo giga o due. In più, se vogliamo rimanere in casa Apple, con 9,90€ su iTunes potete acquistare un album, e con dodici album all’anno (ovvero il costo di Apple Music), probabilmente qualcuno (come il sottoscritto) potrebbe essere più soddisfatto. 

Per dovere di cronaca vi aggiungo che il canone di 9,90€ include i 24,90€ annuali di iTunes Match, ovvero l’ottimo servizio che permette di caricare la propria libreria di musica (fisica o liquida) sul cloud di Apple, per averla disponibile su qualunque dispositivo (Apple ovviamente). Quindi fate conto, se avete già sottoscritto iTunes Match, che Apple Music vi costerà circa 93€ l’anno (a cui si sommano i 24,9€ che già pagate) e non 119€.

 

Allora, voi l’avete provata? Che aspettate a commentare? Noi di EnjoyPhoneBlog non vediamo l’ora di provare la versione di Apple Music per Android.. chissà cosa ne penseranno gli utenti Android che vedranno il marchio della mela “sverginare” per la prima volta il proprio Play Store. 🙂

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