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Apple e la presunta evasione da 880 milioni. Chiusa l’indagine, si apre la trattativa con l’AE.

Chiusa in queste ore la fase di indagine nei confronti di Apple. Il capo accusatorio? Una presunta evasione fiscale da ben 879 milioni di euro, distribuiti in 5 anni di fatturato, ossia dal 2008 al 2013.

L’accusa di “omessa dichiarazione” in violazione dell’articolo 5 del D.lgs. 74/2000 coinvolge tre soggetti dei piani alti dell’azienda di Cupertino. Si tratta di Enzo Biagini, amministratore delegato di Apple Italia, insieme al suo direttore finanziario Mauro Cardaio e a Michael Thomas O’Sullivan, interessato in quanto manager di Apple Sales International, società con sede in Irlanda.

L’indagine era partita due anni fa ma con un altro capo d’accusa, quello della “dichiarazione dei redditi fraudolenta”, regolata anch’essa dal medesimo decreto legislativo e limitatamente al periodo dal tra il 2010 e il 2011. Anche all’epoca si alzò un grosso polverone, con tanto di sequestri e perquisizioni nella sede milanese di Apple.

In seguito agli accertamenti effettuati dal Procuratore Francesco Greco e dai Pm Carlo Nocerino e Adriano Scudieri, in collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate, si è preferito modificare il capo d’accusa per renderlo più compatibile alla fattispecie del caso. In caso di condanna i tre rischierebbero la reclusione da uno a tre anni.

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In realtà non si tratterebbe di una vera e propria evasione ma di un meccanismo di contabilizzazione ben noto nel mondo dell’high-tech e delle vendite online in genere. Nella pratica si utilizza una società con sede in Irlanda (vero e proprio paradiso fiscale europeo) per registrare i profitti delle vendite italiane. Con uno scarto di 15 punti percentuali in meno sull’imposta del reddito.

La poca chiarezza delle norme comunitarie in materia certamente favorisce questa prassi e per la procura milanese non sarà semplice accusare Apple Italia di comportarsi come impresa occulta.

Voci di corridoio riferirebbero di trattative in corso. In altre parole, i vertici di Apple, onde evitare una condanna o sgravare la posizione degli indagati, vorrebbero risarcire l’Agenzia delle Entrate.

Se in un primo momento l’azienda ha preferito il no comment, quest’oggi è stato diramato un comunicato: «Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo. Le autorità fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008 e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza OCSE. Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione». Le parole dai toni innocentisti, rilasciate in risposta all’articolo apparso sul portale del Corriere della Sera, lasciano presagire un esito incerto della vicenda legale, tra cui figura anche quello dell’insabbiamento della pratica.

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