Pensavate che la Universal si occupasse solamente di produrre film? Sbagliato. La Universal, come non molti sanno, oltre ad inglobare l’arcinota divisione cinematografica Universal Pictures ha al suo interno anche altre divisioni, tra le quali è possibile trovare la Universal Music, una delle tre più grandi etichette discografiche dell’industria musicale mondiale.
Come riportato dal Financial Times, sfruttando questa sua posizione dominante – nonché tutta la mole di diritti sui vari brani musicali a sua disposizione -, la Universal starebbe cercando di negoziare con Spotify una revisione del servizio free che attualmente viene offerto gratuitamente ai fruitori dell’applicazione di music streaming per cercare d’arginare così quel crollo delle vendite di brani musicali e di album che, a detta della stessa Universal, è stato riscontrato negli store online (vedi iTunes) a seguito dell’introduzione di questi servizi di streaming musicale.
Ma aspettate, il peggio deve ancora arrivare: la Universal infatti starebbe cercando di far adottare a Spotify un piano che, prevedendo (non solo) l’impossibilità per dell’utente di decidere quali brani ascoltare tramite l’applicazione mobile, forzerebbe buona parte di coloro che abitualmente sfruttano il servizio free a passare alla versione a pagamento.
Come una fonte interna alla Universal ha dichiarato: The market data really speaks for itself. It’s clear that the key to success for artists, consumers and Spotify alike is developing an offering that drives more free users to the paid tier.
Se però per la Universal l’adozione di una simile strategia porterebbe molti utenti della versione free ad adottare quella a pagamento, per Spotify una mossa del genere non farebbe altro che danneggiare la società stessa a causa della perdita di una gran quantità di utenti che, vedendosi ridurre drasticamente la propria libertà nell’utilizzo della versione free, non esiterebbe – giustamente – neppure un attimo a passare a servizi analoghi e concorrenti.
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