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Ricarica wireless: come funziona ?

Qual è il senso della vita ? Siamo soli nell’universo ? Cosa vuol dire essere un uomo giusto ? Ma sopratutto, come funzionano i caricabatterie wireless ? Questi quesiti non vi fanno dormire la notte ? Lo immaginavamo, è proprio per questo che oggi provvederemo a far luce sull’ultimo dei grandi dubbi dell’umanità prima elencati, ovvero, la ricarica induttiva.

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Ma partiamo dal principio, la ricarica induttiva è quel tipo di tecnologia, oggi sempre più diffusa in ambito smartphone, attraverso la quale è possibile ricaricare le batterie dei nostri telefoni semplicemente appoggiando il dispositivo sopra un’apposita base di ricarica, senza necessità di collegare fisicamente un cavo di ricarica al nostro smartphone.

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Magia nera ? Stregoneria ? No, tutto il principio si basa su una legge fisica formulata nel lontano 1831 da Michael Faraday e conosciuta – guarda un pochino che coincidenza – con il nome “Legge di Faraday-Lenz” secondo la quale “Un flusso magnetico che attraversa una spira di materiale conduttore induce una forza elettro motrice proporzionale alla variazione di flusso e tale da opporsi alla causa che l’ha generata.”. Iniziate a pensare che forse era meglio continuare a credere alla magia nera ? Probabilmente avete ragione, cerchiamo di tradurre.

La Legge di Faraday-Lenz, nei suoi paroloni aulici da fisico, riguarda “semplicemente” l’induzione elettromagnetica, ovvero, quel fenomeno fisico per il quale un campo magnetico riesce a far nascere (e quindi, ad indurre) ai capi di un conduttore (supponiamo un filo di rame) una differenza di potenziale e quindi, se il circuito è chiuso, una corrente elettrica.

Certo, tutto questo può essere bello e interessante ma, nello specifico, tecnicamente, come funziona ? A differenza della ricarica conduttiva – quella ricarica della batteria che si genera se si collega il cavo del caricabatterie al telefono -, la ricarica induttiva utilizza due piastre metalliche, una posizionata nella dock di ricarica e una situata all’interno dello smartphone, poste in allineamento e in prossimità tra di loro. La piastra metallica posizionata all’interno della dock – collegata a sua volta alla rete elettrica -, tramite una bobina di induzione, genera un campo elettromagnetico che, investendo l’analogo meccanismo all’interno dello smartphone – quest’ultimo, affinché tutto funzioni, deve essere posto a contatto con la dock, il range d’azione del campo elettromagnetico prodotto infatti è abbastanza limitato – produce una corrente alternata indotta la quale, una volta riconvertita in corrente continua, è capace di ricaricare la batteria del nostro dispositivo.

Ora, per quanto comoda questa tecnologia possa apparire – vogliamo mettere la comodità d’appoggiare il telefono da qualche parte e vedere che questo comincia a ricaricarsi tranquillo beato e sereno? – non vanno dimenticati gli svantaggi che apporta proprio ai cicli di ricarica delle batterie dei nostri dispositivi. La ricarica ad induzione, a causa della sua minore efficienza, oltre ad impiegare più tempo della tradizionale ricarica a conduzione tende a surriscaldare gli apparecchi posti in carica e, di conseguenza, a minare la salute delle batterie (vedi QUI per scoprire il motivo). Per quanto invece riguarda la nostra salute, se vi state domandando se tutte queste onde elettromagnetiche possano essere in qualche modo dannose, non abbiate troppe paure, per via della ridotta portata della tecnologia in questione, delle schermature adottate per contenere le onde e dei ridotti tempi di emissione delle onde stesse (si generano solamente quando il dispositivo è posto in carica sulla dock) le apparecchiature di ricarica senza fili non costituiscono un pericolo per la nostra salute – così si dice in giro per il web.

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