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Google vuole smartphone più “Googlecentrici”

Google sembra che non abbia nessuna intenzione di cedere agli autonomismi di certi produttori (il caso più famoso, Samsung e il suo Sistema Operativo Tizen) e, anzi, corre immediatamente ai ripari applicando una linea di severità e rigore che fa molto ricordare la politica d’austherity imposta dalla Germania ai membri più economicamente deboli della UE. Da stamattina infatti sono entrate in vigore le massicce modifiche applicate da Google al Mobile Application Distribution Agreement, detto anche MADA, un contratto che la compagnia di Mountain View ha “simpaticamente consigliato” (leggi: imposto) ai produttori di smartphone Android affinchè possano garantire a Google stessa che alcuni servizi fondamentali, come ad esempio il Play Store, siano sempre presenti in tutti i dispositivi da loro costruiti (ed evitare, in tal modo, che i produttori più piccoli possano usufruire di un sistema operativo molto stabile ma non mettere al servizio dell’utente alcuni prodotti di punta del S.O. stesso, e creare un danno d’immagine a Google stessa).

Google

Le modifiche apportate hanno una notevole rilevanza: Google innanzitutto vorrebbe portare il numero di applicazioni pre-installate sui dispositivi Android a 20, e le vuole ben visibili nella schermata iniziale; come se ciò non bastasse, il Play Store dovrebbe trovarsi al centro, mentre le altre app in una cartella a fianco. Insomma, allo stesso modo in cui sono disposte le app nel Moto X. A ciò si aggiunge anche la componente OK Google: Google infatti avrebbe imposto ai produttori “OK Google” come hotword obbligatoria alla schermata di ricerca, anch’essa obbligatoria, posta nella schermata iniziale(cosa che è già presente nel Moto X da un paio d’anni, ed adesso è anche possibile personalizzarla).

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Il giro di vite si era già fatto sentire da tempo: sempre riguardo alla modalità “OK Google”, la casa di Mountain View aveva agito in modo tale che gli utenti potessero accedere al servizio semplicemente scorrendo verso l’alto lo schermo; grazie alle softkey, ciò è possibile già da qualche tempo, ma pare che Google voglia estendere tale gesture anche ai tasti fisici. Infine, le ultime due regole: se si vuole avere a disposizione Android, bisogna dichiararlo in maniera ben visibile, ovvero: o applicando il marchio di Google, oppure segnalando che il sistema operativo in corso è stato sviluppato da Android stesso (attraverso la scritta “Powered by Android”); secondariamente, i prodotti dei concorrenti, quali Bing o l’App Store di Amazon, devono essere assolutamente banditi dalla sequela di prodotti pre-installati.

Un’imposizione che rischia di tramutare Android in un sistema chiuso come Apple, oppure delle semplici regole di prevenzione che mirano a frenare un’anarchia dilagante? Io propendo per la seconda, ma scriveteci i vostri pareri!

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