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Elettrosmog e Wi-Fi, dove finisce la verità e inizia la bufala

La società in cui viviamo ci “bombarda” di informazioni più o meno attendibili, lasciando ampio spazio di discussione tra ciò che è verità scientifica, teoria del complotto o evidentemente una bufala.

Proprio in questi giorni il principale tema di attualità – a seguito di alcuni casi di morte sospetta – riguarda i vaccini antinfluenzali, la loro pericolosità e il rischio che questi siano completamente inutili ed esclusivamente destinati ad arricchire le case farmaceutiche. Questa questione, a rischio di fin troppo veloci e semplici giudizi, non si differenzia poi troppo da quella dell’elettrosmog. La tematica è datata, ma da poco è tornata attuale a seguito delle dichiarazioni di una signora inglese di 63 anni. Mary Coales ha rivelato infatti di essere affetta da una sindrome chiamata EHS – electromagnetic hypersensitivity cioè da un’elettroipersensibilità causata dalle onde radio emesse dagli apparecchi elettronici.

La signora Coales ha dichiarato di soffrire di fortissimi mal di testa, nausea e dolori paralizzanti, causati delle onde radio emesse dai dispositivi elettronici. E questo, di fatto, non le permettebbe di svolgere una vita normale a causa dei dolori insopportabili che questa sindrome le causerebbe. L’unica soluzione che Mary Coales ha per prevenire i sintomi sarebbe quella di indossare, ogni qualvolta esce di casa, una giacca fatta di poliammide e argento. Il Dialy Mail, che riporta la notizia, ci informa anche del fatto che circa il 5% della popolazione della Gran Bretagna sarebbe affetta da questo disturbo.

Sick Dog

Proviamo allora un po’ a chiare la questione dell’elettrosmog: i dispositivi elettronici – non solo il Wi-Fi quindi, ma persino le lampadine di casa – emettono delle radiazioni non ionizzanti, di bassa frequenza e quindi potenzialmente non dannose. Le persone affette da elettroipersensibiltà subirebbero però una reazione organica ai campi elettromagnetici, tale da causare sintomi anche molto gravi, che partono dal mal di testa ed arrivano persino alle difficoltà respiratorie o alla paralisi. Alcuno studi sono stati allora fatti in proposito per capire se un nesso di causalità esista realmente e, va subito detto, che finora non è stato dimostrato nessun rapporto di causa-effetto. 

Il mondo dei medici, sulla questione, si divide. Alcuni tra quelli che sono stati a contatto con pazienti affetti da EHS dichiarano che il disagio sia reale, altri tuttavia sono fortemente scettici sul fatto che le cause  dei sintomi possano essere realmente riscontrate nelle microonde. Gli studi sembrerebbero poi orientati, più che sulle onde in sé, sul livello d’intensità e di frequenza che l’organismo sarebbe in grado di tollerare. E, in difesa del Wi-Fi, dobbiamo a questo punto sottolineare come i cellulari emettano delle radiazioni molto più elevate.

Ancora una volta, però, in mancanza di dati certi, ci sentiamo in dovere di consigliarvi di evitare di essere vittime di falsi allarmismi o di banali teorie del complotto. Se, da una parte, abbiamo persone affette da una seri di disturbi, d’altro canto, ad oggi, nessuno studio è stato in grado di dimostrare un rapporto di causa-effetto tra gli eventuali sintomi e le radiazioni non ionizzanti. Certamente, per contro, qualcuno ci potrebbe far notare che essendo quello del Wi-Fi un fenomeno abbastanza recente, non disponiamo ancora di dati di impatto sul lungo periodo. Ma possiamo realmente condizionare la nostra vita sino al punto di privarci di alcune comodità, o di vivere addirittura nella paura, per una sindrome di cui non abbiamo certezza scientifica? E allora dove e sino a che punto i governi dovrebbero  proteggere i propri cittadini – in base al famoso principio di precauzione dell’UE – e dare ascolto, ad esempio, a quei genitori che nel dubbio chiedono che venga eliminato il Wi-Fi dalle scuole?

Noi sentiamo di collocarci in maniera piuttosto prudente sulla questione, dando invece priorità ai tanti casi pericolosi per la salute di cui abbiamo certezza. Voi che cosa ne pensate? Dove andrebbe posto il limite tra la precauzione e la tutela della salute pubblica?

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