Con l’avvento delle varie modalità di autenticazione (lettore di impronte digitali, che ormai è disponibile su tantissimi smartphone, anche di fascia bassa, e del nuovissimo sistema Face ID sviluppato da Apple per il nuovo iPhone X), le varie aziende hanno deciso di sviluppare dei propri sistemi di pagamento definiti con la denominazione “Pay”.
Gli esempi più famosi sono Apple Pay e Samsung Pay i quali consentono di effettuare pagamenti e trasferire denaro in seguito a un semplice riconoscimento sfruttando gli appositi sensori. Tuttavia, Google ha pensato a un sistema ancor più rivoluzionario chiamato Google Tez. Si tratta di un’applicazione realizzata e lanciata esclusivamente in India.
Google Tez: la nuova app di Big G per trasferire denaro da uno smartphone all’altro
Tez è la prova che conferma quanto il mercato asiatico sia importante per i colossi della tecnologia. Ad esempio, anche WhatsApp, di proprietà di Facebook, ha annunciato il mese scorso che permetterà agli utenti indiani di scambiarsi denaro in chat tramite un semplice messaggio. Google Tez, disponibile per i dispositivi Android e iOS, consente di scambiare soldi tra gli utenti e di pagare in diversi negozi e locali che permettono le transazioni digitali.
L’app, la cui denominazione si traduce in italiano come “veloce”, funziona grazie al sistema interbancario indiano (UPI – United Payments Interface). Quest’ultimo consente di trasferire denaro in maniera istantanea e a costo zero. In un giorno è possibile trasferire fino a circa 1500 dollari ed effettuare fino a 20 transazioni. Lo stesso sistema, presente alla base di Google Tez, sarà utilizzato anche da WhatsApp.
In particolare, il trasferimento dei soldi avviene sfruttando una tecnologia chiamata Audio QR. Questa permette di trasferire somme di denaro usando i suoni i quali permettono di far interagire i due smartphone vicini. Proprio come avviene con uno scambio di denaro in contanti, in Google Tez vengono soltanto trasferiti i soldi e non altre informazioni personali. La tecnologia Audio QR può essere paragonata a un’impronta sonora che l’essere umano non può sentire.
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